giovedì 18 dicembre 2008

cosa fa il formatore, se deve creare un "gruppo"?

vorrei inserire questo post, dopo aver letto quelli dei miei compagni nei quali in varie parti si parla del gruppo in formazione di come si deva relazionare il formatore.
In particolare ho letto i post inseriti da Michela (http://formroom.blogspot.com/) riguardo la gestione di un gruppo, e da Luigina (http://lupag-tiascolto.blogspot.com/) che riguarda l'ascolto per il formatore e l'ascolto attivo.
Riportando la mia esperienza personale di lavori di gruppi in ambito lavorativo, ma soprattutto dopo aver partecipato, durante il tirocinio, a due incontri formativi centrati proprio sulla costruzione di un gruppo di lavoro (8 persone), ho avuto modo di constatare come e quanto la figura del formatore sia punto di riferimento per le persone che gli sono di fronte.

Nella realtà nella quale mi sono trovata, il gruppo già colaborava nel lavoro, e quindi nelle attività proposte ho potuto osservare come si delineassero dei ruoli all’interno dei piccoli gruppi, che poi gli stessi partecipanti hanno giustificato come un “abitudine” derivante dal ruolo che hanno nel luogo di lavoro.

Ciò che per la mia posizione, in quella situazione, è risultato più formativo e finalmente chiaro, è stato avere la possibilità di vedere COSA fa il formatore .
Non è come un ‘insegnante o altro, ma una figura che ne comprende molte, per quel che riguarda le conoscenze, ma che ha la sua specificità: delle discipline che conosce deve saper selezionare quelle più adatte alla situazione nella quale si trova, ed a “tradurle” in modo comprensibile per gli uditori, con lo scopo di fornire loro delle “soluzioni” o comunque dei punti di vista diversi per fare, comportarsi, pensare.

La particolarità della figura del For è di saper saper “lanciare la palla”, lasciare che si sviluppi il gioco, e, successivamente, far riflettere su di sé e su ciò che è accaduto, raccogliendo ciò che viene detto, e rispondere poi , elaborando attraverso teorie fra le più varie, per restituirle come un ragionamento per loro assolutamente razionale ed intuitivo, che viene subito recepito, lasciando quindi ai partecipanti la possibilità di fare dei paralleli con possibili situazioni aziendali, per capire come “poter fare” in quei casi.
Non è un “come fare” inteso come istruzioni per l’uso, ma una riflessione guidata che porta le persone stesse a guardarsi ad a “dirsi” qual è il comportamento, l’alternativa migliore nelle situazioni in cui si troveranno, che magari prima non riuscivano a gestire in modo produttivo.

La mia partecipazione mi ha permesso di riflettere su molti aspetti delle professione che, senza questo tipo di esempio pratico, non è possibile vengano alla mente, perché certe situazioni non ci sono sui libri, ma solo vedendo e provando si capisce il confine.

Alcune attività vengono proposte nei corsi di formazione per gruppi con lo scopo di scatenare il “conflitto” fra i membri del grupp, per far capire loro come trovarne le soluzioni più costruttive e come il gruppo sia più forte del singolo di fronte lle difficoltà (Ricordiamoci: Il tutto è più della somma delle singole parti - Gestalt- )
Se si tratta di formazione in ambito aziendale, il formatore , mediando la situazione e riportandola nel loro contesto lavorativo, deve invitare a riflettere sull’utilità che i metodi presentati potrebbero assumere in futuro per “tutti” e per tutte le situazioni, in modo oggettivo.

E' sempre indispensabile per il formatore avere il controllo della situazione, non lasciare che le discussioni degenerino, creare i giusti parallelismi fra quello che succede nel caso e nel gioco, e quello che realmente potrebbe succedere nel lavoro di tutti i giorni, poiché non è un passaggio immediato per i partecipanti. Le dinamiche create devono essere discusse e si deve invitare tutti a riflettere ed a dare la propria impressione.

Quindi gestire un gruppo che deve costituirsi ed ascoltare attivamente ognuno dei partecipanti con le loro esigenze per permettergli di condividerle, sono elementi insicndibili nell'atteggiamento Form-ativo. Se così non fosse, ogni corsista si sentirebbe in balia a volte del gruppo , a volte del conduttore, senza aver avuto modo di crearsi un'idea precisa di cosa ha bisogno e di qual'è il suo ruolo, con il rischio che l'intervento provochi nessun cambiamento in ambito lavorativo o, addirittura, comprometta qualcosa.

LO SPORT CONTRO LA DEPRESSIONE ,L’ANSIA, LO STRESS

Vorrei inserire questo post come risposta-riflessione collegata a ciò che è inserito nel blog di Rancan Consuelo ( http://consuelorancan.blogspot.com/ ), mettendo in evidenza come la pratica sportiva può essere una risposta positiva, se non proprio una “cura” allo stress ed alla depressione. O comunque a quegli stati emotivi negativi ed ansiogeni.

Una parte della psicologia dello sport si rivolge, da numerosi anni, allo studio del rapporto che intercorre tra sport e salute mentale, con particolare interesse per la relazione tra alcuni disturbi psicologici clinici e di personalità e l’esercizio sportivo di alcune discipline psicomotorie.
Uno dei disturbi psichici rispetto al quale sono stati maggiormente studiati i contributi che può fornire lo sport, è la depressione.
Tra le ricerche più note sulla lotta alla depressione attraverso lo sport ne esistono alcune che hanno studiato l’adozione di programmi di allenamento sportivo disegnati per sostenere la cura psicologica di questo tipo di problema.
La depressione, infatti, quando si protrae per lungo tempo, comporta anche dei cambiamenti neuro-endocrini nelle secrezioni ormonali che regolano l’umore e le attività quotidiane; a ciò sono connessi alcuni sintomi più comuni tra cui i disturbi del sonno.Allo stesso modo dei farmaci, ma secondo una stimolazione naturale della chimica cerebrale, sembrano agire alcune attività fisiche praticate secondo programmi specifici e integrati alla cura psicologica. Lo mostrano i risultati di studi compiuti sia presso l’Università di Durham, che quelli effettuati presso l’Università dell’Illinois e presso il Dipartimento per la Salute Pubblica della California-Berkeley School.
Nel primo degli studi citati, sono stati studiati 156 pazienti depressi ultracinquantenni, che si sono sottoposti volontariamente al programma di aiuto differenziato che prevedeva un confronto fra tre gruppi di trattamento.
Il primo gruppo riceveva solo il trattamento farmacologico.
Il secondo gruppo eseguiva solo un programma di esercizio fisico
Infine, il terzo gruppo seguiva entrambe le prescrizioni.
I risultati alla fine dei primi quattro mesi di studio hanno mostrato forte decremento o totale scomparsa dei sintomi depressivi in tutti e tre i gruppi, risultato a cui è seguita la sospensione di ogni trattamento farmacologico.
Ma ciò che sorprende sono i risultati del follow up eseguito a dieci mesi dalla sospensione dei farmaci. Il gruppo che ha eseguito solo i programmi di esercizio fisico, infatti, ha mostrato il tasso più basso di ricadute, un fattore che sembra spiegabile grazie alla naturale riattivazione della chimica cerebrale, stimolata dall’attività fisica piuttosto che da sostanze artificiali che poi, una volta sospese, possono comportare fisiologiche e talvolta più gravi ricadute, a causa del cosiddetto "effetto rebound" legato alla sospensione dei farmaci.

I MECCANISMI DI AZIONE DELLO SPORT CONTRO LA DEPRESSIONE
Altre ricerche scientifiche riportate da S.Casca hanno fatto maggiore luce sui meccanismi attraverso i quali lo sport esercita un’azione positiva per la ripresa dalla depressione.
Durante la pratica moderata di sport di resistenza,il cervello subisce un eustress, ossia uno stress positivo (solo durante la pratica moderata!); in tal modo si attiva la produzione di una molecola complessa che, in seguito, genera la produzione di due importanti tipi di neuromediatori: l’acetilcolina e le endorfine. Queste ultime sono le molecole che producono le sensazioni di analgesia e il senso di benessere, proprietà che hanno spesso portato a definirle "gli ormoni della felicità".
L’aumento di questi ormoni, accompagnata dalla diminuzione del cortisolo, ormone dello stress, sono due importanti effetti biochimici grazie ai quali la pratica controllata di alcuni sport rappresenta una naturale tecnica per il risveglio della capacità naturale del nostro cervello di secernere sostanze antidepressive e per aiutare a controllare lo stress negativo, in virtù dello stretto legame bidirezionale che intercorre tra corpo e mente.
Tuttavia, va precisato che l’esercizio dello sport aiuta a superare la depressione grazie alla possibilità di sfruttare adeguatamente numerose potenzialità antidepressive delle discipline sportive, quali:
• la predetta capacità di stimolare la produzione di endorfine e, in particolare, della serotonina che regola umore, attività e sonno;
• la possibilità di abbassare i livelli ematici di cortisolo, un ormone che è presente negli stati di stress negativo, la cui presenza eccessiva stimola l’esaurimento fisico e la depressione endogena e il quale, con la pratica moderata di uno sport rimane a bassi livelli anche di fronte a nuovi eventi stressanti;
• la possibilità di stimolare il positivo contatto con la natura e l’esposizione a benefici legati a tale rapporto (aria aperta, verde, luce, ecc…);
• l’opportunità di spostare il focus dell’attenzione quotidiana da pensieri negativi a pensieri centrati su schemi motori e su momenti creativi e positivi che possono appassionare;
• il recupero di sensazioni corporee positive, di un senso fisico di benessere e di una percezione estetico-fisica positiva di sé, che influiscono direttamente sull’autostima, dimensione dell’identità estremamente connessa allo sviluppo e al superamento dei sentimenti depressivi;
• l’offerta di nuove possibilità di relazione e di situazioni di gruppo, che se adeguatamente gestite, possono diventare opportunità di riabilitazione sociale dal momento che i gruppi sportivi positivi possono soddisfare il bisogno di appartenenza, divenendo luoghi di appartenenza sostitutivi in casi in cui, per varie ragioni, il gruppo familiare primario sia assente o presenti problematiche;
• l’aumento di occasioni di pratica di attività ludiche e divertenti, che possono generare piacere e buonumore.
Nella progettazione di un intervento sportivo riabilitativo sia individuale che di gruppo, il ricorso alla consulenza psicologica diagnostica e la supervisione va ritenuto un importante elemento per la gestione di corsi educativi-riabilitativi nelle palestre e nei centri sportivi.

L’ANSIA
Nel mondo occidentale ben quattro persone su dieci soffrono in modo più o meno accentuato di ansia? Questa alterazione del nostro equilibrio è un'esperienza emotiva complessa, ma anche fisiologica; un'energia potenzialmente positiva che ci aiuta nella conoscenza di noi stessi e nel controllo del mondo.

Gli Effetti
L'attività sportiva incide di regola in modo positivo sui sintomi dell'ansia ma, a seconda dei soggetti, può anche dilatarne gli effetti. Per liberarsi dall'ansia, I'ideale sarebbe eliminare o modificare la causa ansiogena, ma il più delle volte ciò non è possibile e allora si lavora sulle norme igieniche e comportamentali: non fumare, non bere alcolici, rispettare il ritmo tra sonno e veglia, alimentarsi regolarmente e ultimo, ma non per importanza, fare attività fisica.
Mentre il medico si limita a suggerire movimento perché il sedentarismo nuoce ai muscoli, alla circolazione e al metabolismo, lo psicologo va oltre. Sottoscrive l'opportunità delle attività motorie, ma ricorda anche che queste attività non devono essere vissute come un ulteriore impegno.
Quindi raccomanda un movimento gradito e gratificante.

Come si può spiegare questo tipo di reazione? Se si porta, con un'attività aerobica, chi soffre di ansia a una forma ottimale, per cui frequenza cardiaca e respiratoria durante la fatica non salgono troppo, non solo si migliora la prestazione, ma si combáttono anche tutti gli sgradevoli effetti legati all'ansia.
L'abitudine alla fatica fisica fa sì che eventuali tachicardie, per esempio, vengano attribuite all'attività motoria e quindi acquisite come fisiologiche reazioni dell'organismo alla fatica. Così l'ansioso continua a fare sport senza preoccupazioni.


Link consultati:

http://www.arcanuoto.it/indexmenu.html
http://www.psymedisport.com/Articoli/LO%20SPORT%20CONTRO%20%20LA%20DEPRESSIONE.htm

martedì 16 dicembre 2008

Le funzioni formative dello sport: da GRUPPO a SQUADRA



Le funzioni formative dello sport

Relazione sui contenuti trattati nell’incontro promozionale con la società formativa GRUEMP del 15 Dicembre 2008 (Padova), dal titolo “Costruire una SQUADRA vincente” dedicato alla formazione nell’ambito sportivo, per tutte le discipline e per la gestione di squadre.

Relatore: Dott. Damiano Frasson

Nell’ambito sportivo si inizia ad organizzare e praticare attività con competenza e professionalità. Oggi fare sport può diventare un’opportunità FORMATIVA per migliorarsi come PERSONE, prima che come atleti o dirigenti.
Lo sport è un contesto che può favorire l’educazione dei bambini, dei giovani e degli adulti, trasformandosi in una opportunità per testimoniare concretamente idee, valori e comportamenti etici.
Lo sport è un’attività trasversale che si compensa con il ruolo educativo svolto dalle altre agenzie (famiglia, scuola, società,lavoro…).

COME INTENDIAMO LA FORMAZIONE E QUALI PRINCIPI SI RITROVANO NELL’AMBIENTE SPORTIVO?

La formazione è un’attività rivolta alle persone, finalizzata ad informare, promuovere,dare forma e motivare verso nuove conoscenze,capacità e competenze riguardanti lo sviluppo personale ed organizzativo. Uno dei pilastri della formazione, che nello sport assume connotati molto specifici è “imparare a vivere assieme agli altri”: la formazione oggi non si accontenta più di fornire solo Istruzione,Conoscenza ed Addestramento, poiché prevede l’interazione di Emozione, Esperienza e Riflessività; tre elementi che nello sport sono fondamentali, e che esso stesso ne permette lo sviluppo in modo migliore rispetto ad altri contesti.
Necessariamente, la matrice pedagogica che individuiamo parlando di sport, non può essere che quella Esperienziale (Experiential Learning), secondo la quale dal “fare”e dal “agire” si possono apprendere elementi e concetti che rimangono in noi in modo più profondo e consapevole, rispetto a quanto si potrebbe raggiungere solo con l’apprendimento teorico.
Possiamo rappresentare così l’APPRENDIMENTO ESPERIENZIALE, come un circolo virtuoso che parte 1. dall’esperienza concreta (situazione in cui mi trovo), che può trasformarsi in 2.Osservazione riflessiva (come siamo arrivati a questo punto?), e di conseguenza in 3. Concettualizzazione astratta (dunque le cose funzionano così), per arrivare in fine al vero apprendimento che si manifesta con la 4. Sperimentazione Attiva.

Intervistando brevemente i presenti, rappresentanti di diverse discipline sportive, si è chiesto loro quali BISOGNI individuano nella realtà in cui sono inseriti.
Sono emersi molti temi confinati con la formazione in senso stretto e con l’educazione, temi come MOTIVAZIONE, LEADERSHIP, COMUNICAZIONE, GESTIONE DEI CONFLITTI, CONSAPEVOLEZZA, AUTOSTIMA… argomenti questi presenti sia nel rapporto allenatori, istruttori, coach nei confronti dell’atleta, sia di quest’ultimo verso i superiori, sia nel rapporto con i genitori che verso la disciplina sportiva stessa.
I bisogni, così come sono stati studiati da Maslow, indicano una carenza, una mancanza che è necessario colmare in modo completo prima di procedere verso altro. Questo “altro” a cui si può tendere quando i bisogni sono soddisfatti è il DESIDERIO, legato ad esperienze che voglio fare, a qualcosa che voglio raggiungere. Non è da escludere che nel tempo il desiderio si trasformi in bisogno.

Secondo Bruscaglioni, i desideri, (come i bisogni) sono anch’essi disposti in una scala.
Partendo dal fondo troviamo :
5. Nuove esperienze (desiderio di flessibilità, di fare nuove esperienze, usare tecniche nuove)
4 .Nuove capacità
3. Innovazione
2. Generatività (Essere e sentirsi partecipe, generare quello che si sta vivendo. Desiderio per la crescita.)
1. Senso / Significato.

Essere consapevoli che nello sport, in maggior grado che in altri contesti, questi desideri possono trovare realizzazione più evidente e concreta, è uno scopo che dovrebbe porsi ogni allenatore, istruttore , genitore che si trova a gestire atleti, nonché prendersi l’onore di rendere loro stessi consapevoli di tutti i risvolti che la pratica sportiva da loro svolta, a qualsiasi livello, può comportare per la crescita personale.

LA MOTIVAZIONE NELLO SPORT


Parlando di motivazione non si possono non citare aspetti della qualità, da migliorare partendo dalla persona. Riprendendo alcuni concetti dalla filosofia Orientale, possiamo descrivere due processi attraverso i quali è possibile il “miglioramento”:

Un processo KAIRYO , cioè una innovazione immediata e forte, un grande cambiamento
Un processo KAIZEN , cioè tanti piccoli miglioramenti, consolidamento e sviluppo.

Ogni allenatore sceglie la propria metodologia, l’importante è la coerenza e la conoscenza degli effetti (benefici o meno) del seguire una strada rispetto ad un’altra.
Una volta definito il metodo, la motivazioni con le quali un allenatore può trovarsi a lavorare, sono di due tipi: quelle del SINGOLO e quelle del GRUPPO.
Non sempre motivare una persona sola è più semplice, anche se è una, le resistenze sono molte; mentre nel gruppo e nel motivare il gruppo, questi fornisce scudo e supporto al singolo, formano una unità che mostra delle facilitazioni. Si dovrà però fare attenzione, soprattutto nei settori giovanili, a non incorrere nel rischio, da parte dell’allenatore, di “delegare “al gruppo decisioni, assegnazioni di ruoli, autogestioni, in modo “sistematico”,rischiando così la perdita di sensibilità ed il rispetto e la fiducia per il ruolo investito. La propria autorità ed autorevolezza nei confronti del singolo e del gruppo vanno regolate nel tempo e sempre motivate. Noi motiviamo il singolo ed il gruppo, ma anche loro allo stesso modo motivano noi.

LEADERSHIP- EMPOWERMING - MANAGEMENT


CHE COS’È LA LEADERSHIP?
Potremmo definire allora la leadership come:

“l'influenza interpersonale esercitata in una situazione e rivolta, mediante il processo della comunicazione, in direzione del conseguimento di uno o più obiettivi specifici"
(R. Tannenbaum, I. R.Weschler, F. Massarik ).
Quindi non nel senso antico e più diffuso di Leader come „capo“ che comanda, che prende solo le decisioni, ma Leader come figura di riconiscimento che viene riconosciuta dal gruppo aseconda die contesti (Leadership SITUZIONALE)

Non è possibile parlare di leadership senza parlare di potere: le due principali e distinte componenti che identificano il concetto di potere sono:
· Potere Personale
· Potere di Posizione

Il Potere Personale deriva dalla credibilità, dalla fiducia, dal rispetto che il leader sa ottenere dai propri collaboratori e in genere dalle persone che lo circondano o fanno parte di un progetto di vita. Esso è quindi frutto della coerenza, della competenza, della lealtà e della trasparenza, della forza interiore che il leader dimostra con il suo comportamento quotidiano.

Il Potere di Posizione deriva dalla possibilità che il leader ha di distribuire punizioni, premi, sanzioni e ricompense ai propri collaboratori o comunque alle altre persone. Il potere di posizione deriva dalla posizione che il leader occupa nel sistema organizzativo di riferimento.
Come può esercitare la sua leadership un allenatore? Può essere direttore, affiancatore, motivatore,supervisore, a seconda di come decide di gestire il suo ruolo e di come riesce farsi percepire dagli altri.

QUALI SONO LE PRESTAZIONI BASE?
un allenatore deve, necessariamente saper gestire LE PRESTAZIONI dei propri atleti, far comprendere loro cosa sono, come manifestarle e quando queste si trasformano in PERFORMANCE. E' sott' inteso che tutte quelle prestazioni descritte per gli atleti, devono essere rispettate anche dall'allenatore, come punti fissi da tenere presenti in ogni programmazuione. Possiamo stabilire una semplice scala.
Predisposizione fisica
Motivazione
Allenamento
Impegno
Concentrazione
Tecnica
Si deve ricordare che il RISULTATO per una prestazione data è sempre inferiore AL VALORE DELLA PRESTAZIONE STESSA. Questo in ambito sportivo è molto evidente: per avere un risultato ottimo, la mia prestazione deve essere eccellente, per avere un risultato ECCELLENTE , la mia performance deve essere STRAORDINARIA.

( Se duranti gli allenamenti ho dato il massimo, e le mie performance sono quindi straordinarie, il risultato che otterrò in gara sarà ECCELLENTE: questo sarà vero anche se il risultato è una SCONFITTA. Se sono consapevole di avere dato il massimo, accetto di perdere in modo maturo, e ne conosco le motivazioni)

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA PERFORMANCE?
l Passione ed entusiasmo
l Concentrazione nel presente “noi siamo dove sono i nostri pensieri”
l Perseveranza (continuare in modo costruttivo e consapevole anche quando non ci sono i risultati
l CREATIVITA'. Spesso viene sottovalutata a livello di performance,ma può essere “allenata” e dare risultati inaspettati
l Flessibilità (capacità di adattarsi, sia da parte dell'atleta che dell'allenatore)
l Capacità di attivare risorse (sia interne che esterne)
l OTTIMISMO:deve esserci congruenza fra stato emotivo e modo di agire. Ottimismo come “stile”
l Determinazione di obiettivi. Si accumula frustrazione se non si raggiungono obiettivi che mi possono motivare, non devono essere troppo lontani e raggiungibili con difficoltà (gradualità e coerenza, filosofia KAIZEN)
l Organizzazione del tempo. Chi riesce ad organizzare il suo tempo, anche nella vita quotidiana, fa sempre di più. Necessità di trovare un criterio.
l Potere Personale (diverso da Potere di Posizione) Non intendere il potere solo come quello che gli altri hanno su di me , ma acquisire la consapevolezza che si PUO', il potere come forza del FARE. IL potere personale è quello che mi riconoscono gli altri.


DA GRUPPO A SQUADRA

IL GRUPPO si può definire come un insieme non casuale di persone, con desideri, motivazioni e fini condivisi. Si parla di MEMBERSHIP quando l'individuo si sente parte del gruppo, si parla di GROUPSHIP quando l'individuo si fa un'idea di se stesso rispetto al gruppo (interdipendenza con gli altri soggetti)
L'allenatore dovrebbe mantenere il giusto equilibrio fra bisogni/desideri del singolo e del gruppo. Eventuali conflitti o problemi devono essere affrontati, motivati, fornire più chiavi di lettura, essere costruttivi. Spesso eliminare il problema o la ragione che lo crea non è istruttivo e produttivo.
Nel momento in cui il gruppo inizia a prendere coscienza di se stesso come entità particolare ed autonoma, e diventa consapevole di avere una identità in sé, si dice raggiunge la SINTALITA'.

LA SQUADRA. Gruppo che è riuscito ad integrarsi, che ha saputo trasformare le reciproche differenze da ostacoli, a risorse utili al raggiungimento di obiettivi.

FATTORI DI PROCESSO DI UNA SQUADRA:

Obiettivo. È l'elemento fondamentale e costituente primo
Metodo: Da definire sempre e da mantenere in modo coerente e consapevole
Ruoli. Devono essere chiari e definiti fin da subito
Leadership. Capire l'influenza reciproca (il gruppo mi può valorizzare)
Comunicazione (importanza anche del non verbale)
Clima: (relazione)

Tutti questi elementi creano lo SVILUPPO. Superando i bisogni iniziali, la sensazione ed il comportamento si modificano, diventa SQUADRA.

martedì 9 dicembre 2008

Perchè è necessaria la FORMAZIONE nei centri sportivi?


Perché è necessaria la FORMAZIONE nei centri sportivi?

Navigando nella rete e, abbinando le esperienze fatte nell’ambito lavorativo ed universitario, ho cercato di raccogliere materiale ed alcune informazioni per far conoscere questo ambiente nel modo più possibile completo.

(In parte tratto da Affaritaliani.it JOB CAFE', la rubrica dedicata al mondo della formazione e del lavoro)

Più managerialità e meno improvvisazione nella gestione di società ed eventi: è questa una delle principali esigenze del mondo dello sport. In Italia operano attualmente nel settore un milione di volontari in 80.000 società sportive di cui circa il 15% dirigenti e tecnici, mentre la percentuale dei veri manager si aggira intorno a solo un 2% del totale. Troppo poco per quella complessa struttura sociale, economica e culturale che è diventata oggi lo sport. L’esplosione del business non soltanto calcistico, il proliferare delle manifestazioni, la capillarità di diffusione della pratica sportiva a tutti i livelli hanno trasformato lo sport da semplice intrattenimento in vera e propria industria: non si può quindi più produrre e gestire se non si padroneggiano gli strumenti della finanza, dell’amministrazione, dell’organizzazione, del marketing ecc.
“Siamo di fronte a una crescente esigenza di adeguare la formazione dei dirigenti e dei quadri delle organizzazioni sportive all’aumentata complessità del sistema”, conferma uno dei più autorevoli esperti del settore, Franco Ascani, direttore del Master di II livello in Management, gestione e sociologia dello sport all’Università di Milano-Bicocca, e docente presso l’Académie Internationale Olympique del CIO e altre università. “L’intersezione di conoscenze e competenze organizzative, normative, gestionali e culturali”, spiega, “sono alla base del modo di agire del manager: è essenziale sviluppare capacità professionali in modo strategico e integrato in tutte le diverse articolazioni dello stesso mondo sportivo. Il moderno manager dello sport ha il ruolo di coordinatore, progettista, gestore delle strutture e degli eventi attraverso l’applicazione di capacità relazionali, la conoscenza delle tecniche coordinate per la pianificazione, l’organizzazione e la promozione degli eventi sportivi”.
Ecco perché è necessaria una formazione adeguata con specifici master post laurea: nel nostro Paese ce ne sono alcuni di ottimo livello (si veda elenco che segue). E naturalmente sono necessarie specifiche attitudini. “Non basta la vocazione”, sostiene Ascani, “occorrono passione e interesse per lo sport. Né sono indispensabili le competenze tecnico-sportive perché ‘manager sportivi non si nasce ma si diventa’”.
Sul fronte occupazionale sono numerose le opportunità. Con un master si può trovare spazio presso società di gestione di impianti sportivi, organizzazioni nazionali e internazionali, organismi come federazioni, leghe, enti pubblici, mass media e agenzie di comunicazione sportiva. “Ci sono opportunità anche per esperti gestionali e della comunicazione nonché dei problemi giuridici, sociali, culturali, oltre che per imprenditori e consulenti di formazione”, aggiunge Ascani. “Quanto alle funzioni manageriali, le più richieste sono quelle idonee a operare come dirigenti delle strutture del settore, nonché come organizzatori di eventi sportivi ed esperti di sponsorizzazioni”.
Riferendoci in particolare ad un centro natatorio, ad un ambiente piscina, si devono conoscere tutti i vari ambiti nei quali si può o di “deve” per legge fare formazione, in particolare riguardo :
La sicurezza sul lavoro con testo unico sulla sicurezza sul lavoro (Decreto legislativo 81 del 2008), la prevenzione degli infortuni sul lavoro, formazione sulla sicurezza (RSPP, ASPP, RLS, primo soccorso, antincendio, HACCP, difesa personale) rumore, movimentazione manuale dei carichi, responsabile del servizio prevenzione e protezione (RSPP), rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), primo soccorso e pronto soccorso, DM 388 del 2004, defibrillatori, prevenzione incendi, sicurezza antincendio, gestione emergenza, igiene alimentare, HACCP, privacy, tutela dei dati personali, vigilanza.

Un Libro consigliato riguardo la formazione per l’ambiente piscina lo trovate su:

http://www.fitnesstrend.com/pubblicazione/Notizie/Pubblicazioni/LIBRI/GESTIREUNAPISCINA.html

ECCO I PRINCIPALI CORSI E MASTER IN ITALIA

- Master Universitario di II Livello in Organizzazione e Sociologia dello Sport - Università degli Studi di Milano-Bicocca, tel. 02 58102830, e-mail: sport.manager@virgilio.it, www.unimib.it

- Master Universitario di I Livello in Strategia e pianificazione delle organizzazioni, degli eventi e degli impianti sportivi - Università di San Marino e Università degli Studi di Parma, tel. 0549 996181, e-mail: mastersport@unirsm.sm, www.unirsm.sm

- Master part time in Sport Business e Management - Business School Il Sole 24 Ore, tel. 02/30223811, e-mail: segreteria.scuola@ilsole24ore.com, http://www.formazione.ilsole24ore.com/business-school

- Corso di Management dello sport - Scuola dello sport del Coni e Luiss Business School, tel. 06 85222256, e-mail: lbs@luiss.it, sds_didattica@coni.it, www.lbs.luiss.it

- Master in Strategie per il business dello sport - Università Ca' Foscari di Venezia, tel. 041 2346941, e-mail: info@mastersbs.it, www.mastersbs.it

Universitario di I Livello in Economia e gestione dello sport del Ceis (Centre for economic and international studies) - Università di Roma Tor Vergata - Facoltà di Economia, tel. 06 72595612 (ogni mercoledì dalle 10 alle 15, e-mail: info@egesport.net, www.egesport.net

sabato 6 dicembre 2008

Diciamo qualcosa in più riguardo agli sport in acqua..


Gli sport in acqua

Siamo fatti d’acqua, almeno il 70%: un liquido prezioso che si rivela fondamentale quando decidiamo di “frequentarlo” un po’ più spesso del solito. Acqua da bere, acqua da vivere, acqua per giocare o per mantenersi in forma, acqua per dare luce ad una nuova vita..
Ma quali sono i vantaggi concreti di poter svolgere delle attività fisiche in acqua?

Innanzitutto quello di poter lavorare in parziale assenza di gravità. La persona che decide di praticare una qualsiasi attività a corpo libero, galleggiando in acqua può eseguire parecchi movimenti attivi, con naturalezza, senza essere costretta a sollecitare in modo esagerato gli arti inferiori. Per alcune persone di mezz’età lavorare in acqua costituisce un vantaggio ulteriore, ottenendo benefici che, “a secco”, non si hanno”. C’è poi un effetto di stimolo per la microcircolazione della cute, dovuto al passaggio dalla temperatura ambiente a quella idrica, che esplica un effetto riflesso sul sistema cardiocircolatorio.
La ginnastica svolta in piscina: l’AQUAFITNESS
Pratica molto positiva, accessibile con facilità a tutte le età e in diverse condizioni di salute generale. L’acquaFITNESS arreca gli stessi benefici dell’aerobica fatta in palestra. Con il vantaggio di stimolare maggiormente l'apparato muscolo-scheletrico, sfruttando i benefici termali dell’acqua, e diminuendo l’impatto sulla muscolatura, permettendo lavori più intensi ma senza dolori e possibili contratture, inoltre l’effetto di contro-movimento accompagnato che permette l’acqua ai muscoli antagonisti, non provoca l’aumento di volume muscolare in modo così evidente come la pratica in palestra ( ecco perché scelto da molte donne e ragazze).
E’ molto efficace su quelle persone in età più avanzata o con problemi ossei o articolari o in chi ha subito traumi o fratture. Nei traumatizzati l’acqua facilita l'esecuzione ritmica dei movimenti, migliorando la coordinazione. L’acquafitness è un modo relativamente nuovo ed efficace per praticare la riabilitazione anche su persone che, pur non essendo traumatizzate, hanno difficoltà a praticare certi gesti motori in palestra: in acqua riesce più facile e spontaneo.
“Aquafitness” è un termine generico per indicare tutte le attività ginniche da svolgere in acqua: dalla sua nascita nel 1996 circa, si sono delineate molteplici evoluzioni rispetto alla tradizionale “ginnastica riabilitativa” e sono stati studiati attrezzi diversi, sempre più simili a quelli presenti in palestra, coinvolgendo un pubblico sempre più vasto: donne, ma anche uomini, ragazze e ragazzi.

Fra le attività più diffuse, si possono citare:

Aquabike, Aquastep; Aquakikbox; Aquatreadmill (Tapis roulant acquatico),Aquagym (originaria e prima forma di ginnastica acquatica), Aquaerobica (più simile all’erobica terrestre e con coreografia), Aquapilates, Acqua circuito (sempre più di moda, alterna stazioni lavorative alternandole, permettendo una tonificazione completa).
Queste le principali attività riconosciute anche da gli enti certificatori, In diverse strutture si possono trovare altri nomi o piccole variazione, ma i principi di base sono gli stessi.
Negli ultimi anni le attività che compongono l’aquafitness stanno assumendo sempre più la forma del vero e proprio “allenamento”: è dovuto anche a questo l’aumento del pubblico maschile in queste discipline, fino a qualche anno fa assente.

Le motivazioni

Le motivazioni che portano sempre più spesso a scegliere attività acquatiche piuttosto che in palestra sono anche psicologiche : trovarsi in piscina protegge di più, mascherando certi movimenti e certe prestazioni: specialmente quelli delle parti inferiori del corpo, di cui ci si potrebbe vergognare in uno spazio completamente aperto, agli occhi degli altri. Mi riferisco agli obesi o ai sovrappeso che si sentono a disagio al cospetto di altri compagni di attività. Anche chi ha avuto lesioni midollari alte può trarre vantaggi dalla pratica di un’attività riabilitativa in acqua, proprio perché, riducendo l’effetto della gravità, si è facilitati nell'esecuzione degli esercizi riabilitativi.
Inoltre lo stare in gruppo, conoscere persone coetanee o meno, il rapporto con l’istruttore, permettono lo sviluppo di scambi comunicativi c generano motivazione a partecipare.
Mentre inizialmente molte persone si avvicinano a queste attività per “dimagrire” o per “prescrizione medica”, dopo poche lezioni il loro obiettivi cambi: se l’ambiente e le situazioni create sono confortevoli, queste motivazioni passano in secondo piano, lasciando prevalere qulle legate alla soddisfazione di incontrarsi, di comunicare, di fare gruppo, di interagire con altri.

Da punto di vista fisico-motorio i più importanti effetti benefici dell'aquafitness sono:

-un miglioramento del tono e dell'elasticità muscolare
-uno sviluppo della forza, senza ipertrofia muscolare, ovvero senza che i muscoli si "gonfino" come può succedere lavorando in palestra con i pesi.
-l'allungamento e il modellamento dei muscoli
-un effetto idromassaggio, grazie allo spostamento della massa d'acqua durante i movimenti, che aiuta a eliminare i gonfiori e i tessuti
-la stimolazione dei vasi sanguinei e linfatici, con un miglioramento generale della circolazione e del drenaggio dei fluidi corporei, indicato per la cura delle varici agli arti inferiori, dell'ipertensione e della ritenzione idrica.
-l'attenuazione del senso di stanchezza e stress.


(Liberamente Tratto, ed adattato secondo esperienze personali, dalla dispensa “Aquafitness modulo 1 per istruttore” di European Aquatic Academy)

martedì 2 dicembre 2008

SPORT ED ADOLESCENZA


Se ci pensiamo fin dalla più tenera età insegniamo ai nostri figli che andare a scuola è molto importante. Vi passano molte ore, trascorrono giornatesui libr,e il tempo a disposizione, per il resto della loro vita non è molto. Spesso vogliamo che i nostri figli pratichino uno sport: è una sana abitudine e impegna il tempo. Molto neglio se poi accade che il bambino si appassioni sempre più allo sport e, in alcuni casi, ottenga anche risultati molto buoni nelle competizioni. Così impara a condividere vittorie e sconfitte, a vivere la squadra, si sente importante e gratificato come persona.
A volte però i sottili commenti dei genitori “Non andrai più ad allenarti finché non prenderai voti migliori a scuola”portano adelle incomprensioni e ad ambiguità: "perché se un tempo era impensabile saltare un allenamento, poi non lo è più?" E improvvisamente finisce tutto. E nel momento più importante della vita sembra loro impossibile continuare a praticare sport.
Ed è quindi necessario capire se ci siano palestre predisposte ad offrire lezioni adeguate alla loro età.
Già da tempo, la maggior parte dei centri sportivi ha pianificato, pensato e adeguato attività da offrire a persone della terza età, molto corsi nell'ambiente piscina e nelle palestre sono dedicati a loro, ma, visto anche anche l'articolo precedente riguardo la sedentarietà, ritengo opportuno che, oggi, si inizi a guardare anche agli adolescenti.
Indipendentemente dal tipo di attività: calcio, basket o nuoto, si dovrebbero progettare lezioni divertenti e specifiche, in orari compatibili ai loro studi. Dovrebbero frequentare la palestra negli orari in cui poter trovare gente della loro età, gente che parla la loro stessa lingua. I più giovani non possono fare pesi in sala perché non hanno l’età, per i corsi, stesso discorso: l’orario non è compatibile con i loro impegni. Per i maschi, poi, è ancora più difficile: rischiano di sentirsi fuori posto ad una lezione di aerobica o step E' fondamentale dare loro un’alternativa: orari più flessibili, adatti alle loro necessità, nonchè attività diverse e dinamiche. Facciamo in modo che si sentano importanti!

SPORT E SEDENTARIETA'





Cliccando su questo link si può leggere un'articolo del CONI riguardante l'aumento della sedentarietà nella popolazione. Un argomento del quale si discute molto oggi, e che non possiamo ignorare.

"Lo Sport è fonte di vita", si legge in qualcge slogan, magari prima delle olimpiadi o di qualche manifestazione importante.

Mi piacerebbe riuscire a convincere i lettori del mio blog che non è una frase fatta, ma una importante e reale affermazione.

Sono davvero convinta che lo sport, nelle sue molteplici manifestazioni (dalla squadra di calcio, al nuoto, al basket, alla palestra con atrezzi,al pilates ecc...) sia fonte di stimoli continui per chi lo pratica, (anche in modo saltuario e non agonistico) sia per il fisico che per la mente.

lunedì 24 novembre 2008

Il primo post

Lo sport è fonte di benessere: LA FORMAZIONE ALLLA PRATICA SPORTIVA E PER LE AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI SPORT, SEMBRE ESSERE UN'ESIGENZA SEMPRE PIU' IN VIA DI SVILUPPO IN QUESTI ULTIMI ANNI.
WELLNESS: BENESSERE TOTALE DELLA PERSONA, NON SOLO FISICO, MA ANCHE PSICHICO-RELAZIONALE...DIETRO ALLO SPORT COME "fATICA" C'è MOLTO DI PIU'...
LO SCOPRIAMO ASSIEME?

scritte glitter